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                                           STORIA DI PAPERA
                                              
                                              Eh sì, invece del ferrerian-marainiano " Storia di Piera"
                                              ( ZANIP ? ) qui si farà STORIA di papera, che sarebbe quell'animale talmente situato che non fa altro che far quaquaqua,
                                             vulgo sono qua, sono una bestia da stile, come direbbe Pasolini, o da convegni dove si osi scrivere "ambizioni"?
                                              Tutto è cominiciato da un invito ftm : - Paola, (O)GM sta per invitarti a stendere una papera per il convegno  a milano
                                             il 28-29  febbraio. ( ... )Comunque, non e' a 
                                              "parlare" che io vorrei tu venissi al convegno, nonostante nessuna tra di noi abbia fatto come te del conflitto
                                             lesbico una carriera -- lo dico con apprezzamento e solo un pizzico di affettuosa ironia.  No, secondo me abbiamo bisogno
                                             di una  position paper, questa volta sul conflitto, dal punto di vista di una lesbica geniale e non "allineata".
                                             Un'outsider, dice Mary - Eccetera eccetera : quaquaqua, e mai le direi di mettersi un pomodoro in bocca o un'arancia nell'anitra,
                                             alla Capa, ho un forte post-edipa, io.
                                              Rispondo scazzata : 
                                              
                                               cazzo ! quando fate le ordinazioni al banco-bar del plasma per favore la
                                              prossima volta non dite " ci serve una lesbica geniale e non allineata" come
                                              se ordinaste un sanbittér .
                                               per favore : risparmiate a voi e a me stesse la fatica della leccata di
                                              culo e della risposta.
                                              dite : the show must go on.
                                              qualcuna vi capirà. non io, non più.
                                              ... altro che "carriera" giocata sul conflitto.
                                              
                                              quale "carriera" ?  gestisco forse una casa editrice lesbodemenziale ?
                                              sono hdemica ? sono forse parlamentarina ? son zarina ? son giornalista di
                                              fregnacce lgbtq ? ho mai osato scrivere gli svergognati o fare corsi di
                                              scrittura creativa ? faccio viaggi frequenti all'estero ? ho la fidanzata
                                              ricca ? sono forse etero ?
                                               sono disoccupata, io, e vi chiedo un minimo di rispetto, care belle al bar.
                                              il sangue me lo faccio togliere solo alla asl, dove non pago il ticket.
                                              
                                              
                                           
                                          
                                          Poi però mi vengono gli scrupoli. Penso che dovrei isolarmi di meno. Telefono alla 
                                              capa, parliamo un po' di cazzi, poi mi fa una domanda mistery delle sue : - Le chiavi ci sono, ma cosa c'è dietro quella
                                             porta ? - Non ci dormo, dalla curiosità, sono eccitata; telefono alla Portaborse, che mi aveva già scritto e a cui disdegnosa
                                             non avevo risposto, e le dico ok se mi trova un posto sul palco è ok, scurdammoce o passato. 
                                              Mi dice ok, mandami la papera soon e in 4000 battute. No prob. Sono disposta a tutto, ora. Ma certo essere vicina al gilgul
                                             del Rav Benamozegh di Livorno non so se mi va davvero. Ha delle tecniche tremendissime e vira ogni nanosecondo oltretutto
                                             lasciando da eoni impunemente credere che lo faccia per il Bene Comune giudaico-cristiano. Ha persino osato scrivere su Saffo,
                                             alla quale è culturalmente estraneo come un aborigeno da un australiano, non capendo altro che il cazzo-fica, pur versione
                                             ftm queer.
                                              Scrivo la papera, e mentre la scrivo guardo lo sport in tvc15 per vedere cos'ha fatto la mia squadra preferita di mediane
                                             ticinesi, e invece ti trovo il Senhal! 
                                              Inter-Siena. San Siro. Materazzi ( stopper dell'Inter ) durante la partita dice a un suo amico, parlando di  Cirillo (
                                             centroavanti del Siena ): - Picchialo che è scarso -.
                                              Dopo la partita Materazzi spacca il labbro a Cirillo. Mater-cazzi versus Cirillo! Era chiaramente una profezia sul convegno.
                                             Thanks God. Dovevo decifrarla. Non si è cabbaliste di Safed come il mai abbastanza compianto Isaac Luria per niente. Forse
                                             poche sanno che durante la guerra del 48 in Palestina i cabbalisti di Safed combatterono di fianco agli arabi. A noi la fase
                                             rabbinica dell'haggadah fa schifo, sia chiaro, e smettetela di fare confusione fra le correnti ebraiche, che sono ognuna un
                                             universo a sé. 
                                              Insomma, comunque uno gnommero lo butto giù, ed è anche bello peso, visto il livello con cui si fanno pelo e contropelo
                                             le paranoidi della politica lesbica. Ecce tipo :
                                              
                                              
                                              Le avventure della dissidenza 
                                              Tracce e accenni per una difficile libertà ( e liberazione ? ) lesbica
                                              
                                              Più che sul "conflitto" nelle nostre comunità porrei la questione in termini di "dissidenza" e anche
                                             di différend, termine usato da Lyotard (1983), che, oltre che come "dissidio" può tradursi in "controversia,
                                             "vertenza". Mi sembra prioritario captare i motivi che spingono i gruppi a porre all'ordine del giorno il "conflitto"
                                             e la "mediazione", termini inappropriati, per me, a far emergere e discutere la complessa rete osmotica di dissidenze,
                                             vertenze e riconvergenze che viviamo nelle nostre pratiche personali-politiche.
                                              Non è un bizantinismo decostruttivo: se è esatta l'intuizione di Brossard che l'origine non è la madre ma il senso che
                                             dò alle parole, e per me lo è, ha senso chiedersi perché su una parola così inappropriata al nostro contesto, ma molto di
                                             più al mondo della macrostoria, si giochi ora ( a.D. 2004 ) la nostra dialettica, quella stessa che ha fatto, in più di una
                                             generazione, del nostro differenziarci un senso forte di resistenza e fatticità .
                                              Lasciando aperta la questione sul termine " conflitto", vorrei porre subito una dissidenza: per me le lesbiche
                                             sono all'avanguardia nel trattare le vertenze fra loro poiché, oltre a vivere la complessità dentro e fuori di sé, riflettono
                                             sul senso della dissidenza almeno da quando sono nate come movimento, ma certo anche da prima, forse dai tempi non inattuali
                                             dei différends fra tiasi."Andromeda ha avuto in cambio quel che si meritava" scriveva già Saffo. Credo che fra noi
                                             si svolga qualcosa di simile a quanto avveniva nelle assemblee rabbiniche babilonesi, dove le decisioni si prendevano a maggioranza,
                                             ma ad esse restavano affiancate nelle trascrizioni talmudiche anche le ermeneutiche non maggioritarie, per lasciare a ogni
                                             parola il suo futuro, e, citando Deleuze, a ogni minoranza il suo divenire.
                                              100 anni di psicoanalisi e il mondo va sempre peggio, è un titolo di James Hillmann,psicoanalista junghiano che si domanda
                                             perché i soggetti occidentali siano diventati sempre più bravi a scrutare le minime pieghe delle proprie interiorità mentre
                                             il mondo, fuori, sta diventando sia ecologicamente che sociologicamente sempre più invivibile. "Una lesbica che non reinventa
                                             il mondo è una lesbica in via di sparizione", disse Brossard; questo rischio si vivrà anche fra lesbiche che non sappiano
                                              situare il "conflitto" dove questa parola perderebbe il suo carattere inappropriato: fuori, nel mondo. 
                                              Difficile libertà, la nostra, in questo momento di confusa urgenza storica. Facile cadere in una dialettica ipnotica che
                                             non implichi obiettivi profondi di rifondazione teorica e pratica della politica lesbica italiana. Scrive Federica De Vincenzi
                                             in un luogo-gap: "Le technolesbiche ritmate underground, le cdm mummificate in tubi al neon, confezionate a scrivere
                                             di libri film e scimmie bonobo. Le olistiche butch piercing tattoo. La portaborse di qualcuna, l'amante della seconda successiva
                                             alla quarta, la carrierista del conflitto, fanatiche del localino intimo, della moto, della pizzata ragazze siete splendide.
                                             Tutte morimmo a stento. Alcune nell'immediato istante in cui l'agonia divenne nonchalanche, pressapocando sul postfemminismo
                                             e scivolando tra lenzuola trasgressive. Proud to be lesbian my god bless me 'til the end." 
                                              Mi sembra che, dopo anni di separatismo, si lavori ora spesso in una direzione contrattativa verso i poteri politici italiani,
                                             in verità assai fallogocentrici e tribali : direzione, quindi, sostanzialmente emancipatoria. 
                                              E' possibile dissentire rilanciando tematiche più radicali, non riassumibili in quello che Foucault chiama asse giuridico-normativo,
                                             che implichino più profonde trasformazioni del giogo di poteri e saperi occidentali in cui la lesbica è soggetto assoggettato
                                             da millenni? 
                                              La via della liberazione è in un'avventura non conforme e piena di dissidii. Questi sono accenni di difficile libertà
                                             perché si tratta ora di ricominciare a percorrere responsabilmente strade minoritarie e sovversive anche in senso lesbico
                                             e femminista. O di sparire.
                                              
                                           
                                          Poi mando sms alla Fazz per dirle che ho passato un po' il Rubi-cono. Lei dice che la Maria di Naz non ci va. Provo a chiamarla
                                             sul cell, ma non risponde, non si è fidanz di Regine per nulla. Il fatto è che a forza di frequentare Regine e Fidanz di Regine
                                             sto cominciando a diventare scortese e scostante come non è mai stato mio mood essere, e questo non mi piace. 
                                              La Mary N, comunque,è la chiave per capire tutto, al di là di una teoria di cui non gliene frega più un cazzo a nessuna,
                                             e mi si drizzano le antennine.
                                              Re(d), plus tard,dice le cose giuste : 
                                              
                                              angel,
                                              non ho mai capito nulla prima di te.
                                              mi sono soltanto rifiutata di proseguire.
                                              
                                              e ballo da sola adesso
                                              - come scrivesti molto tempo fa -
                                              
                                              ballo come posso
                                              discretamente
                                              nel mio diritto a non essere più razionale
                                              nel mio dovere a non motivare nulla
                                              delirio di percussione e shake sul primo chakra
                                              
                                              nel mio rave privato c'è esmeralda e la corte intera ed i miracoli senza
                                              cortigiane
                                              
                                              contemplo il mio miracolo extraitaliano:
                                              la lesbica socialmente inutile.
                                              di questo sì, vado fiera.
                                              nessuna faccendiera potrà più togliermi il nome.
                                              l'enfer, c'est les autres.
                                              l&r. red.
                                              
                                              Ho la notte dell'Innominata. Decido di non andare più. La mattina parlando di battuage gay a colazione, mia madre ne vien
                                             fuori un motto suo anni 50 o 70 che non sapevo : - MI piace tanto, ma dammene poco - dice Foppy circa l'assennatezza o meno
                                             degli eccessi sessuali.
                                              Ho la controprova-tiqqun di Mater-cazzi versus Cirillo, dato che San Cirillo, il proto-prete-ortodosso, è uno dei trip
                                             storici di mio padre, che la notte prima di sposarsi ebbe la sua notte dell'Innominato e voleva farsi prete.
                                              Si fece fotografare il mattino delle nozze da un suo amico mentre puliva il suo fucile da caccia, il Browning 
                                              con cui quest'estate volevo spararmi. Invece no. Niente papere niente fucili.
                                              La profezia sul convegno si scioglie in un tiqqun nuovo , poiché durante la Notte dell'Innominato ho trovato un altro
                                             paper ben più importante e messianico, di un messianismo dionisiaco, e fu scritto una settimana prima del precedente convegno
                                             meneghino (novembre 2000 ), post-it per il futuro:
                                              
                                              QUERELLE DE BEASTS
                                              
                                              
                                              e poi fors'anche si
                                              erano dette cose belle
                                              e anche di brutto disarmonie
                                              
                                              avevano fatto dell'io e soprattutto
                                              del Sé, effrangendolo inoltre
                                              - questa mappatura
                                              finto-sacra , quest'alias
                                              che ci impasta -
                                              spettacolo per beccamorte
                                              quali anche a volte
                                              siamo
                                              
                                              e questo fu anche 
                                              indefinitivamente ma
                                              certamente
                                              GIUSTO
                                              
                                              Ed era bello e alias-pericoloso
                                              e affascinante
                                              vedere
                                              che la vita si producesse
                                              quale convivenza
                                              a volte connivenza
                                              o più spesso querelle
                                              dei più eterogenei materiali,
                                              dei più sconvolgenti appezzamenti di material girls .
                                              
                                              
                                              
                                              La parola ebraica ot non significa soltanto parola, ma anche "segno", "segnatura". Al plurale la forma
                                             otot designa i segni divini nel senso di "prodigi", " segni miracolosi", mentre otiyott indica i segni
                                             alfabetici, ma in Isacco il Cieco è  letta anche nel senso di "ciò che viene".
                                              
                                              ( Gershom Scholem, Il Nome di Dio e la teoria cabbalistica del linguaggio, Adelphi, Milano 1998, 44 )
                                              
                                              
                                              
                                              
                                              
                                               
                                           
                                          	
                                          
                                          
                                          
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