Entro e trovo subito una poesia interessantissima in stile Frank O'Hara più Djuna Barnes più Teresa de Lauretis quando interpreta
il lesbismo come feticismo. Ci sono, mi accorgo poi, ben due poesie sui piedi, uno anche di porco. E' feticismo simplex come
un' herpes, feticismo lesbico, feticismo zoster, o dis-feticismo citazionista ? Cita nel senso di scimmia di Tarzan. Ma Tarzan
aveva &strose Liane, noi no, solo creme lubrificanti di quarta.
Alessia mi fa rimpiangere che non esistano in Itaglia case editrici lesbiche che amino veramente le letterature oltreché
le lesbiche, anche giovani come Alessia - why not ? Dobbiamo vergognarcene o cedere a quei tremendi moralismi antipedagogici
che aleggiano per esempio nelle fulgide pagine di Metamorfosi di Rosy Braidotti quando parla di lecturers anche solo bisex
?
Tempi duri per chi non è una baby boomer da anni, nooo ? Questa generazione non scrive racconti su tori da monta e "
quanto mi hanno chiavata" ecc. in paludati libri Giunti. Alessia scrive questa poesia che non sarebbe dispiaciuta nemmeno
a Roland Barthes ( vedi considerazioni su grado zero della scrittura, e successivamente haiku ):
PIEDI PIATTI
Provo a camminare come una papera
Sui sandali giapponesi di lacca
Faccio forza sulle dita raggrinzite per far aderire la suola alla pianta e scivolare sul parquet.
Cera su legno, cera su legno.
Anche le ginocchia sono di legno, ormai.
Qua. Qua.
(e le pantofole di feltro coi pon pon di lana vicino alle stufa)
arte "concettuale" |

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fra frantic e pag |
il blog di Alessia
Questo sito non avrà mai una rubrica del "dicono di noi", come quelli di tutte le lesbiche narcisette e narcisone
del lesbian web itagliano. Tuttavia queste parole di Red sono un complemento necessario dell'opera :
puoi fare tutto.
da sempre.
lacernia -mi piace scriverlo intero, è una sorta di cerni/era ittica-
merita tributi migliori, però.
se dall'astice rubato
( ma il senso, quello che l'astice aveva scritto ("sul corpo"? genere wittig
che va tanto?)
appartiene a noi che l'abbiamo visto)
l'abisso è incontestabile,
resta che puoi fighettare shit quanto vuoi,
ma tale rimane.
l'ironia non s'impara.
la bassa cattiveria, l'ambizione quasi mono-tona,
si acquisisce senza fatica.
lesbiche-amref: "basta poco, che ce vò?"
red
ps:non ho più il riferimento ciofeca della zani,
io deleto lli senza leggere, se non quando sento rumori di guerra.
il site-side(seven) di red
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yale - le chiavi per il riscatto dei giusto 4 valvoloni intellettivi lesbici
Che dire Yale Keys, che ha già queste belle iniziali angloamericane che ci parlano da sole di statue della libertà e di lidi
non compromessi dalla Lesbica Itagliana fino al punto di non ritorno? Non amo spammare cose fatte da me, per cui vi dò la
yale, la chiave,e andatelo a vedere. Lo aggiornerò presto con tutta la faculty, e i forms, e i terms, e i syllabi,e lo staff.
Scrive Kathleen Kennedy a proposito della raccolta di racconti Trash di Dorothy Allison ( 1988 ) : "The profanity of
truth and the consequences of no telling truth are the key themes of Trash. From the start, Allison warns her readers that
her text is pornographic as her title links desire with race and class identities previously acknowledged only as 'trash'"
( Writing Trash, in " Feminist theory " vol. 1(2), London ,Thousand Oaks, New Delhi 2000,162 ).
E qui si ritorna a un racconto contenuto proprio nel libro intitolato Trash ; questo racconto si chiama River of names,
ed è dedicato proprio alle difficulties of telling truth: in esso Dorothy Allison, ci parla della difficoltà a dire la propria
esperienza di lesbica bianca che ha vissuto ai margini della povertà, soggetta a violenze quotidiane sia sociali che sessuali.
Allison non riesce a dire la verità su di sé nemmeno alla sua amante perché pensa che chi ha vissuto in altri contesti non
possa recepire l'"odore" del trash; da qui il suo sentirsi fuori dall'ordine del discorso, sfasata, dissociata
: l'unico strumento di ricomposizione è la scrittura. In un ambito diverso, segnato, più che da differenze di classe, da differenze
di status di potere locutorio, la stessa devastante consapevolezza ritornava su di me : è difficile per chi ha esperienze
e idee nate fuori dal contesto-giardino lesbofemminista autoreferenziale riuscire a spiegarsi.
Allo stesso modo Cinzia, col progetto borderline,prende storie tremende e ci fa vedere che esiste la sofferenza allo stato
puro, ancora per molte donne e lesbiche nel nostro paese - che dire ?
Merita, credo, più di una lettura - o vogliamo lasciare ciò che fa paura al silenzio perché ci indica anche la nostra
impotenza o la nostra rete ben costruita di mistificazioni che magari chiamiamo, quando siamo più disinvolte, "disletture
"?
Sharon e mia suocera, il testo che ho recensito qui su lacernia, gioca con la sofferenza, la mixa con l'ironia borghese
dell'autrice, che , pur palestinese, è un'insegnante universitaria, o meglio un' "accademica", come si direbbe nel
vetero fallo-a go-go-centrismo di certe lesbiche italiane. Un buon risultato, ma esistono storie molto meno mediaticamente
ascoltabili, qui da noi.
E' anche l'esperienza del white trash che doveva essere ascoltata, questo è profondamente e storicamente giusto ; altrimenti
che facciamo, politica lesbica perché gli assessori cazzoni possano specchiarsi sulle quote che al loro ovile conduciamo?
O solo salottino queer a bit proustiano credendo poi presuntuosamente di cambiare la sorte degl* oppress* scrivendo qualche
libello su storie di paccs in stile Novella 3000 ?
Il nostro è in buona sostanza, anche fra lesbiche, un mondo di differenze di classe esasperate dalle stesse paladine
degli sconfinati borders delle quote soggettive, e la nostra politica , in tutti i suoi in fondo pochissimi gangli , è sempre
più lontana da quello che Foucault chiamava il nostro sacrosanto diritto a non essere governate.
clicca qui, poi vai sul progetto borderline
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