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1. Questionario di lesboqueer , febbraio 2005

Esistono nella vita i convegni? Esistono. Esiste nella vita la "necessità" di andare ai convegni? Esiste. Esiste nella vita anche la "necessità" di tracciare linee di storia per qualcosa che storia ancora non ha, essendo fermento vivente? Esiste. Esiste nella vita la vita? Su quest'ultima questione molte delle lesbiche italiane che hanno risposto fieri sì a tutte le precedenti domande di questo mio umile questionario lesboqueer si sono astenute.

2. Lasciate che vi racconti una storia...

Ne avete sentite tante, ora lasciate che anch'io vi racconti una storia. Non vi farà male, non più di tanto, ascoltarmi ancora una volta. Né ascoltare di nuovo le mie solite domande, quelle per le quali sono famosa in tutto il mondo lesbico mondiale, vulgo fra la Via Emilia e il West, domande a cui non si può rispondere se non smontando tutti i concetti della filosofia occidentale dal Mesolitico ad oggi.

3. Il titolo della storia

Se proprio volete saperlo - ma temo che me lo copiate - il titolo della mia storia è:
" Tramanti non per caso: divergenze e affinità tra lesbo-queer e terzo femminismo". Vi piace il titolo? Bello lesbico, eh? Nell'invenzione dei titoli siamo da sempre le migliori. Nulla, in noi, di quel conformismo "titolare" da baretto per bene che contraddistingue le femministe della differenza, quelle dell'altra tribù. Queer lo ha inventato una mia amica, e il Mondo sempre gliene darà atto, però sarò fiera di mostrare alle conferenziere che lesboqueer, questo miscuglio non identitario ma saldamente ancorato a un "posizionamento"lesbico è mio, mio, mio. Farà un figurone, questa parola. In più, dato che la Grammy in questo periodo sbava per avere qualche scriba che le verghi una storia del movimento lesbico italiano ( strana creatura chimerica del tipo ippogrifo, ma che importa? the show must go on) farò vedere quanto io sia apparentemente fedele alla linea. La scuola delle Frattocchie è l'unica che mi consideri ancora degna di organizzare festival in cui posso dare lezione di lesbismo a branchi di ragazzine ignare, in Italia, d'altronde. A Parigi ho il foglio di via, ma che importa quando qui ho il passi per ogni genere di nefandezza.
Avete risposto ai miei draconiani questionarii, a proposito, hare ? Ci tengo moltissimo. Specie a quello che dice:" Se vi svaligiano la casa mentre siete a un convegno vi sentite ancora lesbiche pro-migranti o organizzate un pogrom?". Sbrigatevi, per favore, sto per partire per il Convegno Storico e sono parecchio nervosa.

4. La Guazzo era brava, ma si circondava di gente ignorante e tremenda, tipo i bravi manzoniani. Vuoi mettere la sublimità del Katio Acquafrana e di Connie Spataro?

Ci penso, ogni tanto. Mi dava tante idee. Anche quella di leggere Donna di Repubblica come magazine di teoria; e infatti ci ho fatto su un bell'articolo da mettere nella MIA rubrica "In (teoria )" su Towanda dell'anno scorso. Mica male quel comunicatino che mi ha fatto per il lespride, fra l'altro: penso a cosa avrebbe scritto se ci avesse creduto per davvero e non lo avesse fatto solo per salvare la bandiera della visibilità lesbica a mezzo stampa. Era tanto buona e tanto idealista, povera hara. Ma lasciamo perdere: chi, come me, lavora per la causa ha idee da vendere di suo. Per esempio qualche giorno fa ho trovato nei cassetti profumati di lavanda del mio pc questo bel paper della Guazzo e delle sue amiche di monomaniakales ( si chiamano La Farina e Mascheroni - farina del MIO sacco, e mascheroni MIEI, naturalmente ):
Xena e Gab come contra-fantasy-fiction lesboqueer di confine.
Ottimo, mi sono detta, mi serve un lesboqueer per non darla vinta alle murariane.
E mi sono recuperata il termine creato da quelle paria, da quella gentaglia della quale si circonda la Guazzo, già nel 2002. Non male.
Mi sono anche letta tutto il paper, naturalmente. Ottimo. Pieno di idee che nel contesto "giusto", fra gente educata come me, porteranno a chiara fama. Basterà non citare il riferimento a Xena the warrior princess, e sembrerà di leggere un testo scritto da me in uno dei miei rari momenti di lucidità. Le femministe della differenza schiatteranno. E' un posdatato, è scritto da gente che non frequenta né il mio Sublime Salotto, né la lista creativissima del Katio, né Connie Spataro, né le lesbiche intellettualmente attive di tutta Italia, è scritto da emarginate senza diritto di replica, ma questo le murariane non lo sapranno mai. L'autorialità, quella delle altre, è un concetto decisamente superato.

LESBOQUEER, PERCHE' IO VALGO.
Sù, lilline, suvvia fanciulle sbrigatevi con quegli stupidi questionarii ché devo prendere il Pendolino ( di Foucault ) e raggiungere radiosa Roma.
Nella storia del lesbismo itagliano mai tanto fu dovuto a così poche. Sì. Decisamente sì. Anzi, forse nemmeno a poche. A una. Quell'una sono io.

In ricordo dei percorsi di storia lesboqueer fatti su monomaniakales, mailing list, dal 2000 al 2003